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“Rimarrò all’estero, in Italia la ricerca non funziona”

ROMA, 8 novembre – “In Italia il mondo della ricerca non funziona come all’estero. Va a una velocità diversa, molto più lenta. E, per tutto il grande lavoro che comporta, non viene abbastanza pagato. In Italia, in generale, gli stipendi sono molto bassi”. Parole amare che arrivano da una giovane studiosa pugliese, Beatrice Annunziata Milano, 24 anni, originaria di Gioia del Colle (Bari), ma ora trasferita a Ginevra, dove è specializzanda in psichiatria e ricercatrice in neuroscienze. Mentre frequentava l’università a Pisa ha avuto modo di fare un Erasmus in Francia. E poi di trascorrere anche un periodo a Londra e negli Stati Uniti, a San Francisco e ad Harvard.
Al Corriere della Sera, la ricercatrice spiega: “In Svizzera, come specializzanda, guadagno 8.500 franchi lordi al mese, quindi 5.700 netti. Certo, a questi va sottratto un costo dell’affitto pari ad almeno 1200 franchi e un altrettanto oneroso costo della spesa: qui una pizza costa 30 franchi e in Puglia ovviamente molto meno. Ma comunque riesco a portare a casa uno stipendio pari a tre volte quello italiano”.
Ne consegue un’amara previsione: “Ho capito che in Italia non è più possibile tornare a vivere. Nemmeno in futuro”, anche se, spiega Milano, “l’università italiana offre una grande preparazione. E lo stesso vale per la scuola superiore. Basti pensare che, in Italia, si può studiare il latino e il greco. Confrontandomi con miei coetanei provenienti da diverse parti del mondo, infatti, ho notato che l’italiano medio ha una cultura superiore a quella degli studenti di altri Paesi”.
Quindi la conclusione della studiosa: “Il problema sta nelle condizioni della ricerca. I bassi finanziamenti comportano, per esempio, l’assenza di strumentazione nei laboratori. E ovviamente bassi stipendi per i ricercatori”.

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