Scienza e ricerca: ancora pesante il gender gap in Europa
ROMA, 2 novembre – Le donne sono la metà dei laureati e dottorati in Europa, ma rappresentano solo un terzo, il 33%, della forza lavoro nella ricerca e soltanto il 26% dei professori ordinari, direttori di dipartimento o di centri di ricerca. I dati arrivano da una indagine pubblicata dalla rivista The Lancet Regional Health – Europe e firmata dalla professoressa Stefania Boccia, ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, Campus di Roma e vice direttrice scientifica della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” Irccs, dalla dottoressa Sara Farina, medico in formazione specialistica presso la Sezione di Igiene della Facoltà di Medicina e chirurgia, e dalla professoressa Raffaella Iafrate, ordinario di Psicologia sociale alla Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica, campus di Milano, e pro-rettrice delegata del Rettore alle Pari opportunità.
Il quadro è ancora peggiore se si tiene conto delle discipline scientifiche Stem: infatti il dato di oltre il 30% per le materie umanistiche scende qui al 22% sulle scienze naturali e al 17,9% per ingegneria e tecnologia. L’Italia, in particolare, è terzultima in Europa in termini di gender gap nella ricerca: solo il 17% di donne occupa i ruoli più alti.
Secondo lo studio, gli ostacoli incontrati dal genere femminile sono diversi, a partire dal grave pregiudizio nei confronti della donna che si occupa di scienza. Ma ci sono difficoltà legate anche al mancato riconoscimento concreto del lavoro femminile, come evidenziato dal gap salariale, soprattutto in contesti privati. Poi pesa la carenza di programmi di mentorship dedicati alle donne, che le sostengano sia sul piano personale che nel raggiungimento e nel mantenimento di obiettivi ambiziosi, come ricoprire ruoli di leadership.
Rimane infine il grande problema della conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita e di cura familiare, che impatta soprattutto dopo la maternità.
“Questo comporta una perdita di talenti nel mondo accademico, ma anche una perdita del punto di vista femminile che potrebbe aggiungere idee, innovazione e creatività preziose nei team di ricerca. Inoltre, la scarsità di modelli e mentori femminili di successo in posizioni di rilievo ha un impatto negativo anche sulla fiducia e sull’ambizione delle donne nel perseguire una carriera accademica”, spiega la professoressa Boccia. “In particolare – evidenzia la professoressa e Pro-Rettrice Iafrate – in Università Cattolica è stato avviato un processo di razionalizzazione e ottimizzazione delle azioni in ambito Pari Opportunità, attraverso la creazione di una task force di tutte le componenti accademiche, amministrative e studentesche, che a diverso titolo sono coinvolte sul tema delle Pari Opportunità”.
Allo scopo di creare un ambiente accademico equo e inclusivo, il programma Horizon Europe dell’Unione Europea ha messo in piedi un piano di gender equality. In linea con l’iniziativa, anche molti atenei in Ue stanno implementando piani di ateneo.
Per approfondire:
https://research-and-innovation.ec.europa.eu/strategy/strategy-2020-2024/democracy-and-rights/gender-equality-research-and-innovation_en